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DEATH/THRASH/CORE marcio, veloce e demente per tutti gli amanti del rumorismo underground dell'era tape-trading anni '80, presentato con una produzione lo-fi ma succulenta, nella miglior tradizione.
FFO: Sodom, Merciless, Schizo, early Necrodeath, early D.R.I., Kreator, Sepultura, Napalm Death, Blood, Nuclear Death, Cerebral Fix, Cryptic Slaughter, Wehrmacht, Incinerator, Sarcófago, Mutilator, Protector, Sadistik Exekution, Nerocapra
TRUE DEGENERATE NOISE
FOR TRUE NOISE MANIAKKS ONLY!




SONIC DEGENERACY - A SENSELESS SELECTION FROM THE INSANE COMPLETE WORK
Tipo: Full-length
Data d'uscita: 31 ottobre 2023
Etichetta: Lunar Light Records / Barbarie DIY Records
Formati: CD, Digitale
ID catalogo: LLR003 / BRBR017 (edizione CD)
Lineup:
Noise Maniakk - scrittura, chitarre ritmiche e soliste, basso (tracce 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 11, 12), voce solista e cori, imprecazioni, bestemmie ed esorcismi
Ospiti:
Krost von Barbarie - basso (tracce 5, 9, 10), cori (tracce 9, 10)
Sinistro - chitarre aggiuntive (traccia 3), cori (traccia 9)
Er Magnotta 666 - batteria (tracce 2, 3, 5, 9, 12)
Colonel Matt - batteria (tracce 1, 4, 11)
Blastator - batteria (tracce 8, 10)
Francesco Paladino - batteria (tracce 6, 7)
Jan Spasticus - assolo (traccia 12)
Francesca Ortisi - cori femminili (traccia 7)
Lo Stronzolo (fratellino di Noise Maniakk) - cori (traccia 4)
Canzoni scritte tra aprile 2015 e agosto 2017.
Registrato a Belpasso e a Palermo tra ottobre 2017 e agosto 2020.
Non prodotto, de-mixato e smasterizzato da Noise Maniakk.
Copertina di Onìkarus Art.

Queste sono le due parti dell'EDIZIONE DIGITALE ESTESA di "SONIC DEGENERACY", che rivelano finalmente in modo completo e senza filtri la gigantesca visione elitista a base di folle marciume old school che Noise Maniakk ha costruito lentamente e con pazienza a partire dal 2015, con l'aiuto di tanti giovani talenti della scena metal underground siciliana. Tutte le uscite dei ROTGOD fin dai primi singoli digitali hanno condotto a questo massiccio, indigeribile, colossale doppio album.
Molte più tracce rispetto all'edizione CD del 2023, messe insieme come piccoli pezzi di un gigantesco puzzle per formare un'opera schizofrenica, rumorista e demente che prende tutti gli elementi più marci, folli e squilibrati del metal proto-estremo di fine anni '80 (tra micro-esplosioni di furia spastica hardcore, lunghi e intricati labirinti di riff, e destabilizzanti nenie industrial/noise) elevandoli all'ennesima potenza in un viaggio sonoro lunghissimo, sconfinato, imprevedibile, ma a suo modo anche artistico e catartico, dissacrando ogni valore trascendentale e ogni forma di morale dogmatica, non risparmiando nessuno da forze reazionarie anti-secolari a pudici autoproclamati eroi moderni della giustizia sociale, da conservatori e neofascisti alt-right ad arroganti hipster post-ironici e pseudo-attivisti dai toni paternali, da ricchi politicanti boomer a zoomer piagnoni autodeprecanti, da tradizionalisti neopagani/cristiani a ridicoli hippie new age, perculandoli e bersagliandoli tutti attraverso una crudele, spietata, quasi sociopatica, ma al contempo giocosa interpretazione di perverso nichilismo antimusicale.
ASCOLTATE A VOSTRO RISCHIO.
FFO: Sodom, Merciless, Schizo, Carnivore ("Retaliation" era), Necrodeath (primi due album), early D.R.I., Kreator, Sepultura, S.O.D., M.O.D., Napalm Death, Blood, Modorra, Nuclear Death, Macabre, O.L.D., S.O.B., Unseen Terror, Cerebral Fix, Cryptic Slaughter, Wehrmacht, early Crumbsuckers, Incinerator (Ita), Sarcófago, Mutilator, Protector, Incubus/Opprobrium, Sadistik Exekution, Parabellum, Reencarnación, Nerocapra, The Jesus Lizard, Big Black, early Type O Negative (Repulsion/Subzero era), Andrea Diprè, Bello Figo, Antonio Razzi, Mario Magnotta, e ovviamente i maestri Richard Benson e Domenico Bini
ROTGOD SUPPORTA E APPROVA PIENAMENTE TUTTE LE FORME DI DEGRADO MODERNO, TRA CUI: ATEISMO, NICHILISMO, INDIVIDUALISMO, EDONISMO, CONSUMISMO, PORNOGRAFIA, FORNICAZIONE, AUTO-OGGETTIFICAZIONE, DROGHE, BLASFEMIA E ONLYFANS.
IL KALI YUGA È UN FOTTUTO SBALLO... E VOI TUTTI MERITATE DI MORIRE PER IL FATTO DI NON APPREZZARLO.





SONIC DEGENERACY - VOL. I: CYNICAL HUMANISM
Tipo: Full-length
Data d'uscita: 21 gennaio 2024
Formati: Digitale
Lineup:
Noise Maniakk - scrittura, chitarre ritmiche e soliste, basso (tracce 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 10, 14, 15, 17, 18, 21, 24), voce solista e cori, imprecazioni, bestemmie ed esorcismi
Ospiti:
Krost von Barbarie - basso (tracce 5, 9, 11, 12, 13, 16, 19, 20, 22, 25), cori (tracce 7, 19, 22, 24)
Sinistro - chitarre aggiuntive (tracce 6, 14, 15, 24), cori (tracce 4, 10, 14)
Nfernu - basso (traccia 23)
Er Magnotta 666 - batteria (tracce 2, 3, 5, 6, 9, 10, 11, 12, 13, 20, 24)
Colonel Matt - batteria (tracce 1, 4, 8, 14, 15, 23)
Blastator - batteria (tracce 7, 16, 19, 22, 25)
Francesco Paladino - batteria (tracce 17, 21)
Jan Spasticus - assolo (traccia 4)
David Distefano - assolo (traccia 23)
Francesca Ortisi - cori femminili (traccia 21)
Lo Stronzolo (fratellino di Noise Maniakk) - cori (traccia 8)
Canzoni scritte tra aprile 2015 e agosto 2017.
Registrato a Belpasso, Palermo e Siracusa tra ottobre 2017 e novembre 2019; alcune piccole ri-registrazioni vocali fatte a febbraio, maggio e agosto 2020.
Non prodotto, de-mixato e smasterizzato da Noise Maniakk.
Copertina di Onìkarus Art.


SONIC DEGENERACY - VOL. II: PSYCHOTIC CRESCENDO
Tipo: Full-length
Data d'uscita: 18 febbraio 2024
Formati: Digitale
Lineup:
Noise Maniakk - scrittura, chitarre ritmiche e soliste, basso (tracce 1, 5, 7, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 23, 24, 25), voce solista e cori, imprecazioni, bestemmie ed esorcismi
Ospiti:
Krost von Barbarie - basso (tracce 2, 3, 4, 6, 8, 11, 18, 22), cori (tracce 2, 3, 11)
Sinistro - chitarre aggiuntive (tracce 10, 14, 15), cori (tracce 2, 4, 22), chitarra acustica (traccia 21), voce parlata (traccia 14)
Nfernu - basso (traccia 20)
Er Magnotta 666 - batteria (tracce 2, 4, 6, 9, 12, 13, 14, 15, 17, 18, 23, 24, 25)
Colonel Matt - batteria (tracce 5, 19, 20)
Blastator - batteria (tracce 1, 7, 8, 10, 11, 16, 22)
Francesco Paladino - batteria (traccia 3)
Jan Spasticus - assolo (tracce 23, 25)
David Distefano - assolo (traccia 20)
Lo Stronzolo (fratellino di Noise Maniakk) - cori (traccia 3)
Canzoni scritte tra aprile 2015 e agosto 2017.
Registrato a Belpasso, Palermo e Siracusa tra ottobre 2017 e novembre 2019; alcune piccole ri-registrazioni vocali fatte a febbraio, maggio e agosto 2020.
Non prodotto, de-mixato e smasterizzato da Noise Maniakk.
Copertina di Onìkarus Art.
Il punto di vista di Noise Maniakk

Un disco che sentivo talmente il bisogno di realizzare, che mi sono quasi ammazzato per finirlo.
Non sto scherzando: al contrario, è talmente vero che ci ho perfino scritto un brano sopra.
Allo stesso tempo, un disco talmente estremo ed esagerato in ogni senso possibile da aver avuto bisogno di un'edizione "easy listening"... e va da sé che la maggior parte delle persone ascolterà solo quell'edizione.
Nulla ovviamente da parte mia contro l'edizione CD, che continua ancora adesso a vendere bene (e lungi da me voler fare pubblicità negativa a un mio prodotto eheheh!): dopotutto, se è necessario parlare di "versione easy listening" nel contesto di una scena dichiaratamente underground, dove si è abituati a produzioni totalmente antitetiche all'easy listening, significa che il prodotto è veramente tanto ma tanto difficile da ascoltare. Di fatto, è stato un compromesso necessario, una sorta di step intermedio, per dare più facilmente esposizione a un qualcosa di altrimenti quasi indigeribile, se non per quei pochi impavidi noise maniakks affamati del rumorismo più marcio, malato e schizofrenico, che se la tenteranno approcciando la versione estesa dell'album come degli alpinisti che tentano di scalare l'Everest.
Voglio che però sia chiara una cosa: se siete curiosi di sapere quale fosse la mia vera visione, la visione che ebbi in adolescenza e lavorai anni ed anni per concretizzare, quella si trova solo ed esclusivamente nell'edizione digitale estesa. L'edizione CD, pur essendo una raccolta di canzoni di cui sono estremamente fiero, rimane appunto "solo" quello: una raccolta di canzoni, quindi per definizione un album come tanti altri. Mi spiego meglio (o forse peggio): ascoltare l'edizione CD è come sfogliare le foto ricordo di un viaggio, mentre ascoltare l'edizione estesa equivale a vivere in prima persona quel viaggio dall'inizio alla fine. D'accordo, magari si tratterà di un viaggio in un manicomio, ma sempre un viaggio è. In tal senso, gli stessi brani dell'edizione CD assumono nell'edizione estesa un peso, un contesto e un significato molto diversi, smettendo di essere semplici tracce a sé stanti e trasformandosi in tasselli di un mosaico molto più ampio: la suddivisione in capitoli non è casuale.
Riascoltando oggi "Sonic degeneracy" nella sua interezza, mi suona come un qualcosa di irripetibile. Ormai suona un po' come un cliché melenso da dire, ma ci sono dischi che si possono fare solo spinti dall'entusiasmo e dall'ingenua spericolatezza adolescenziali, quando sei letteralmente posseduto da tutto ciò che ti scalpita, urla e ti si contorce dentro supplicando di venir fuori, e l'idea di qualsiasi possibile feedback da parte di ascoltatori esterni non ti sfiora nemmeno il cervello: ci tengo a ricordare che, nonostante il lavoro completo sia uscito solo nel 2024, io scrissi questi brani tra il 2015 e il 2017, cioè quando avevo tra i 17 e i 19 anni, quindi per me si parla di una vita fa. "Sonic degeneracy" è di fatto un lavoro uscito postumo, partorito da una persona che ormai non esiste più, un puro e incontaminato ritratto di chi ero in tarda adolescenza, insopportabile e arrogante quanto creativo e vulcanico. A tal proposito va detto che, pur nella mia incosciente euforia (o forse proprio in virtù di essa), ero già sufficientemente consapevole della natura di ciò che stavo progettando da sapere che ciò che avevo creato in fase di scrittura andasse registrato tale e quale come l'avevo pensato, senza cambiamenti in corsa, perfezionamenti o deviazioni dal percorso se non quando strettamente necessario: ciò che avevo scritto si registrava, l'idea e la visione di base non andavano mai perse di vista, e la visione in questo caso era quella di un gigantesco, schizofrenico, onnicomprensivo flusso di coscienza, con brani che quindi andavano presentati in maniera quanto più vicina possibile a come li avevo pensati in origine per restituire la crudezza, l'essenzialità e la distruttività nichilista che li avevano ispirati. A seconda quindi della natura di ciascun brano, trovavi materiale piuttosto tecnico e cervellotico ("After the impact", "Jesus Christ pornostar", "Organic machine") affiancato a scheletri a malapena definibili come "canzoni" registrati in presa diretta senza troppa cura ("Social media misanthrope", "Bipolar christianity", "I'm so offended / Triggered!") con tutte le possibili vie di mezzo del caso. A tal proposito, non credo riuscirò mai più a toccare simili livelli di destrutturazione nichilista antimusicale come in "Law against christianity", "Italy is doomed" e "Idealism the fatal bug". Quando iniziai a scrivere per quello che poi sarebbe diventato "Polemics and obscenity" (quindi, a vent'anni già belli che superati), ebbi addirittura la triste percezione di essere diventato troppo "cauto" e formulaico nello strutturare i brani, adagiandomi troppo sulla "forma canzone" schematica e sulla melodia orecchiabile, perdendo parte di quella follia spontanea adolescenziale ravvisabile appunto negli episodi più nichilisti di "Sonic degeneracy". E anche se nel tempo credo di stare riuscendo a superare questa mia percezione di formulaicità nel songwriting e a recuperare parte della mia primitiva, caotica veracia di un tempo, dubito comunque riuscirò mai più a toccare certe vette di nichilismo spontaneo: sono passati troppi anni, io come ho detto prima non sono più quella persona, e quando riascolto certi passaggi non riesco nemmeno a ricordare cosa cazzo avessi in mente quando li ideai. Probabilmente, più che reimparare, dovrei disimparare.
Un discorso a parte lo merita la produzione, per molti il vero pomo della discordia. La verità è che in "Sonic degeneracy" la produzione non esiste, o meglio, esiste solo la POST-produzione, cioè praticamente il damage control a registrazioni fatte.
All'epoca utilizzavo un piccolo amplificatore Line 6 che sulla carta era perfetto per replicare il tipo di distorsione marcia che avevo in mente (con "Main frame collapse" degli Schizo come principale reference), ma qualcosa è andato storto in fase di registrazione: forse l'ampli era troppo poco potente, forse il microfono non era adatto, non lo so... fattostà che mi sono ritrovato a mixare delle chitarre molto più piatte e anemiche di quanto sembrassero inizialmente, e con una quantità insostenibile di stridore nelle alte frequenze che a momenti sommergeva certi riff rendendoli indecifrabili. Mi ci è voluta una quantità abnorme di saturazione e di pulizia EQ ultrachirurgica per riuscire a ottenere delle chitarre perlomeno presentabili e che approssimassero la mia visione almeno al 70-80%. Mi dispiace solo di aver dovuto pompare un bel po' le basse frequenze come manovra disperata per dare maggior corposità alle chitarre, togliendo spazio al basso che è stato quindi penalizzato in modo non tanto dissimile da molte produzioni metal moderne plasticose che odio.
Anche la batteria è stata un bagno di sangue senza fine, sempre a causa di un equipment che faceva il bello e il cattivo tempo di volta in volta: ad ogni sessione, non sapevi mai che suono avrebbe avuto la batteria pur mantenendo gli stessi settaggi nel mixer. Ah, e la parte migliore? Le registrazioni di batteria all'epoca erano monotraccia. Ebbene sì: le batterie che sentite su "Sonic degeneracy" sono tutte registrate SU UNA SOLA TRACCIA AUDIO, non separando i microfoni in tracce diverse su cui poter intervenire singolarmente. Immaginate poi il sudore e le bestemmie, a cercare di equalizzare una batteria totalmente diversa tra una canzone e l'altra in modo da avvicinarle il più possibile tra loro, lavorando su una singola traccia senza poter separare il lavoro tra rullante e kick per esempio. Se il mixer di merda che avevo all'epoca avesse permesso la separazione tra microfoni (senza l'acquisto di schede audio aggiuntive), lavorare sulla batteria correggendo anche le eventuali discrepanze di suono tra canzoni sarebbe stato senz'altro più facile.
In sostanza, la dimensione tecnico-produttiva di "Sonic degeneracy" è stata un tale colossale "shit show" che tutto sommato sono più che soddisfatto del risultato finale, considerando il culo che mi sono fatto per mixare quelle tracce audio, violentandole fino allo stremo per tirarne fuori qualcosa di paragonabile ai dischi che mi hanno ispirato. Difatti, da noto maniaco di titoli noti per il loro estremismo lo-fi quali "Obsessed by cruelty", "Bride of insect", "Impulse to destroy" o i vari dischi death/thrash anni '80 targati Cogumelo Records, posso dire che risentendo oggi l'album (a mente fredda e senza più le ovvie paranoie del periodo di lavorazione) mi sembra che i pezzi siano comunque rappresentati bene dalla loro qualità audio più che grezza: ovviamente rimane sempre una certa parte di fastidioso e inutile fruscio di fondo nelle alte frequenze (tra chitarra e batteria) che non sono riuscito a rimuovere del tutto, e c'è qualche mix qua e là di cui non potrò mai e poi mai essere contento ("Italy is doomed" la odierò a vita per come suona), ma nel complesso penso che queste registrazioni, non importa quanto tecnicamente deficitarie, riescano a catturare e rappresentare l'essenza di quei brani nel modo corretto. Onestamente, pezzi come "Sybaritic metal" oggi non sarei mai in grado di immaginarmeli con i suoni che utilizzo adesso, per quanto più chiari e definiti possano essere... e poi in primo luogo, se siete su questo sito a leggere queste righe, immagino la penserete come me sulle band che ri-registrano i loro vecchi dischi per "correggerli" o "aggiornarli con i suoni di oggi". Se mai dovessi ridurmi a tanto, vi autorizzo a riservarmi lo stesso trattamento che fu riservato a John Lennon dalla sua stessa fanbase.
Parlando invece della tracklist dell'edizione digitale estesa, e del modo per molti sicuramente prolisso, caotico e contorto in cui le canzoni sembrano messe insieme, è il momento di rivelare un segreto (che forse i più attenti e sgamati avranno già capito da soli): la struttura del disco è un perfetto calco della mia mente ai tempi in cui lo creai. "Sonic degeneracy" è così enorme, talmente enorme e pieno di infiniti guizzi impazziti e contrastanti tra loro da arrivare quasi a crollare sotto il proprio stesso peso, perché questo era esattamente lo stato del mio cervello in adolescenza. Questa era, in poche parole, la visione musicale che avevo costruito (in maniera magari non del tutto inconscia, ma senz'altro molto istintiva) dal momento in cui avevo iniziato a scoprire tutti quei vecchi dischi thrashcore dalle tracklist pazzoidi e randomiche, a sentire una strana forma di "risonanza" con essi, e a volerla sviscerare ulteriormente in maniera personale. Non si tratta ovviamente di un concept album: ogni brano che ho scritto per "Sonic degeneracy" (anche gli skit più brevi e idioti) fa storia a sé e sta ovviamente in piedi da solo, ma è il posto riservatogli all'interno della tracklist (spesso in netto contrasto con la traccia precedente e/o quella successiva) a fare la differenza in termini della pazzia e dell'isteria generale che va via via a crescere nel corso del disco, fino a raggiungere un punto critico.
Da qui, il fil rouge musicale-concettuale sottostante alla tracklist, per come la pensai all'epoca. Il Vol. I (non a caso chiamato "Cynical humanism") introduce con furia e risolutezza i brani più emblematici e conosciuti del disco ("Denial of nature", "Sybaritic metal", "Without dogmas", "Organic machine", "The serpent's speech"...), manifesti programmatici di tutte le mie idee più estreme e nichiliste, che occupano in particolar modo i primi due capitoli "Be proud of being animal" e "Corrupt to the core"; tuttavia, nel corso di quest'ultimo capitolo, si iniziano a intravedere delle crepe nella mia "risolutezza", via via rimpiazzata da un grado sempre maggiore di isteria e di schizofrenia percepibile tra un brano e l'altro, sottintendendo una crisi che diventa manifesta esplodendo disastrosamente nel brano conclusivo del capitolo ("Inner crisis" appunto); il terzo capitolo "Non accumula ricchesse", dopo una ripresa apparentemente calma (lo strumentale acustico "Hellish heaven"), va a introdurre ulteriori stramberie (come le buffonaggini di "Bipolar christianity"), ambiguità, vulnerabilità ("Salomé") e segni d'inquietudine ("Persecution mania"), a cui vengono contrapposte sfuriate sempre più scomposte, grottesche e caotiche ("T.W.H.", "Fake news apocalypse"), chiudendo il disco con la lunga suite "Jesus Christ pornostar" e la velocissima micro-sparata "I am the Ka$ta" a esaurire e sigillare per il momento ogni discussione. Tuttavia, il Vol. II (intitolato "Psychotic crescendo", ancora una volta non a caso), eredita l'instabilità del Vol. I, aprendo con il tono cupo e minaccioso di "Uncertain future"; a tali minacce e ambiguità, il primo capitolo "My ears are so offended" reagisce alzando a mille l'aggressività ("Kill your hipster neighbor", "New age mumbo-jumbo", "Empty idealism") e lo sbeffeggiamento verso tutto e tutti ("I'm so offended / Triggered!", "MeTaL iS dUmB"), ma così facendo ci ritroviamo in territori via via più strambi, surreali e destrutturati ("Slaughtered", "Hell from within", "Torn between two sides"), nel corso del secondo capitolo non a caso intitolato "Descent into madness", nel quale infatti il disagio esistenziale inizia ad assumere contorni più chiari ("Surrogate"), e a momenti di riflessività più lucida ("Betrayed generation") se ne alternano altri di totale distruttività nichilista insensata ("Hipster holocaust", "Law against christianity") in maniera ormai sempre più schizofrenica e agli antipodi gli uni con gli altri; il punto critico è ormai raggiunto con il terzo capitolo "Succumb to depravity", nel quale le maschere dell'inconscio crollano definitivamente ("And evil smiled at me"), la pazzia diventa chiara ("Sardonic face"), e arriva il momento di cedimento e abbandono agli istinti più bestiali e distruttivi ("Obsessed by cruelty"), un momento il cui valore catartico è enfatizzato pure da un ambiguo requiem strumentale acustico piazzato subito dopo la carneficina ("Wandering moon"); infine, dopo l'ennesima sfuriata contro tutti ("This state sucks"), inizia il capitolo finale "Acceptance of the intolerable", con uno strumentale tecnico e articolato ("After the impact") che porta riflessione ed elaborazione dopo così tanta decostruzione nichilista nei due capitoli precedenti, seguito da una traccia dove il fondo assoluto della miseria e della sofferenza viene finalmente guardato in faccia e riconosciuto ("Reawakened too late"), alla quale però segue il brano finale ("Jump into the void") che rappresenta una vigorosa presa di coscienza, accettazione e riaffermazione delle convinzioni espresse all'inizio del Vol. I, dopo l'esser venuti a patti con i "lati oscuri" di sé e con l'incertezza come parte inevitabile dell'esistenza.
In soldoni: redigere la tracklist di questo disco, mettendo ordine nel caos di brani che avevo scritto, fu come fare inconsapevolmente una seduta di psicoanalisi... con la differenza che scrivere musica è gratis, e non ci sono di mezzo teorie astruse e infalsificabili su falli e incesto infantile. Di sicuro all'epoca avevo un cervello estremamente nevrotico, combattuto tra diverse spinte, e questo ovviamente si rifletteva nella musica che facevo, che ho sempre considerato essere un'estensione della mia persona. Oggi penso di essere una persona meno "complicata" e di avere un sistema nervoso meno contorto, ma se c'è una cosa che ammiro di quel me stesso diciannovenne è che, nonostante tutto ciò che aveva già capito del mondo, egli fosse ancora in grado di conservare una certa dose di ottimismo e di sentimento "umanista" (magari "cinico", come da titolo, ma pur sempre umanista, un po' come Al Pacino ne "L'avvocato del diavolo", citato non a caso in "The serpent's speech"), arrivando a concludere "Sonic degeneracy" con una traccia come "Jump into the void" che, a dispetto del titolo, aveva una valenza decisamente incoraggiante e motivazionale (quasi nietzschiana, ma senza superomismi e cazzodurismi vari) nell'affrontare la vita. Potrebbe essere anche questo il motivo per cui il mood dell'album risulta più variegato e meno uniformemente incattivito/abbrutito rispetto a ciò che ho fatto dopo: ci sono ovviamente le tracce totalmente incazzate e distruttive, così come ci sono anche le tracce più ironiche, giocose, satiriche e cazzone in piena tradizione thrashcore/crossover anni '80, con il fattore umoristico/memistico ("Englishish", "Hey mr. Schulz", "How to be deep", o anche la suite "Jesus Christ pornostar") che va talvolta a modellare anche la musica stessa, anziché esserne solo di contorno come invece accade per esempio in "Polemics and obscenity".
Quindi sì: il plot twist in tutto 'sto muro di testo è che "Sonic degeneracy", pur con tutto il cinismo e il cattivo gusto di cui si fa portavoce, è di fatto il disco "allegro" e "ottimista" dei Rotgod. È il disco che scrissi quando vedevo sì delle chiare minacce dinanzi a me, ma ero ancora in grado di avere fiducia nel futuro. È un peccato che questa capacità l'abbia persa per strada proprio mentre "Sonic degeneracy" lo stavo registrando, ed è anche questo il motivo per cui il materiale che ho scritto in anni più recenti è decisamente più uniforme e lineare nella sua incazzatura e negatività: oggi sono una persona meno "complicata", come ho detto prima, nel senso che adesso sono più pessimista e stanco di tutto.
E qui si tocca il tasto dolente: "Sonic degeneracy" è stato anche un disco profetico per molti aspetti. Almeno rispetto a quando lo scrissi, visto che è pur sempre uscito in anni recenti... e quindi arriva già tardi, quando tutte le minacce di cui parlavo si sono ormai realizzate.
Molti testi di "Sonic degeneracy" hanno più senso oggi di quanto ne avessero negli anni in cui li scrissi. Naturalmente c'è anche qualche testo qua e là che non è invecchiato benissimo e può essere facilmente retrodatato. "Terrorists" (brano che oggi sembra essere molto apprezzato, praticamente la sleeper hit del disco) la scrissi subito dopo l'attentato al Bataclan del 2015, con tutte le sparate annesse contro lo spauracchio dell'estremismo islamico che all'epoca ci preoccupava tanto, ma sono ancora molto fiero di quel testo per come poi rovescia la medaglia in faccia all'ascoltatore mostrando come tutte e tre le religioni abramitiche possiedano il seme della violenza imperialista nei loro testi sacri. Va un po' peggio "I'm so offended / Triggered!", che si porta con sé tutti i cliché e i meme che nel 2016 si usavano per sfottere i cosiddetti "social justice warrior" di sinistra, categoria che tuttora reputo molto tossica e dannosa nelle sue accezioni estremiste, ma che onestamente già all'epoca iniziava ad essere strumentalizzata e usata come boogeyman da gente con agende politiche molto più nefaste e genuinamente preoccupanti (oggi, per come il linguaggio della politica si è evoluto, questa gente si classifica come "anti-woke" e ha come passatempo principale quello di leccare gli stivali a Trump e a Musk); in tal senso, avrei forse dovuto essere più lungimirante e chiaro nei miei intenti, per separarmi da quel pugno di lunatici ancora peggiori di quelli che stavo sfottendo. Allo stesso modo, il testo di "Apology of the modern world" letto oggi fa sbarrare gli occhi per il suo candido ottimismo nel descrivere un occidente con "meno conflitti, guerre e miseria": beh sì, quel testo fu scritto e registrato quando ancora potevamo dire di vivere nel più lungo periodo di pace della storia occidentale recente, e il mio voleva appunto essere uno statement provocatorio contro la retorica reazionaria e anti-modernista che già all'epoca stava cercando di inquinare i pozzi, iniziando anche a trovare ampio consenso tra una parte dei giovani facendo proseliti online.
Ed è qui che arriviamo ai brani invece FIN TROPPO attuali. Testi come "Uncertain future", "Denial of nature", "I don't believe", "Teleological nonsense", "Fake news apocalypse" e "Betrayed generation" rappresentavano la mia risposta a un'ondata di malcontento prettamente reazionario e anti-illuminista che iniziavo a vedere strisciare nella mia generazione, foraggiato sia dalle fragili condizioni economiche degli ultimi decenni (la crisi finanziaria del 2008, causata dalla speculazione incontrollata) che da certa propaganda già all'epoca martellante, che stava facendo un ottimo lavoro nel convincere molti ragazzi della generazione Z (termine all'epoca utilizzato di rado, ma che io avevo già incluso nel testo di "Betrayed generation") che il mondo di oggi sia il peggiore che abbiamo mai avuto, che secoli fa in realtà si stesse meglio di adesso (spoiler: non è vero), che oggi le persone siano troppo libere di fare il cazzo che vogliono e questo sia un male, che il razionalismo tecnico-scientifico sia una piaga da estirpare (ciao zio Ted), e che in questo clima privo di certezze ci si debba abbandonare alla sicurezza ancestrale delle tradizioni dogmatiche dei nostri antenati (a questo punto il sentiero si biforca tra fricchettonate new age sinistroidi e neofascismo schizo/pagano/cristiano, in entrambi i casi scoregge dell'intelletto con un profondo sottotesto antiscientifico/antirazionalista foraggiato da fake news, meme e teorie del complotto). Il testo di "Betrayed generation" si concludeva in maniera positiva e speranzosa, invitando all'azione per salvare il nostro futuro dall'elite dei miliardari e degli squali finanziari che ce lo avevano rubato, sempre però con il presupposto di "tenere il meglio di ciò che avevamo e buttare via il peggio", anziché distruggere tutto per tornare al passato. In questo senso, da un punto di vista più specificatamente testuale, il filo conduttore di "Sonic degeneracy" (a partire dal titolo e dalla copertina, che si fanno beffe del termine "degeneracy" usato dall'alt-right per descrivere il presunto "degrado moderno") andrebbe letto come un tortuoso scontro dialettico tra me e questo sentimento "doomer" all'epoca ancora sotterraneo tra i ragazzi della mia generazione ma del quale io ero già ben a conoscenza, contrapponendo il mio stile di vita "dissoluto" e "libertino" al dogmatismo reazionario di cui sopra, il tutto nel contesto di un mondo sempre più caotico, nevrotico e instabile, emergendo infine da tutto questo caos (su "Jump into the void") imparando a fare a meno del bisogno di certezze ferree e di "grandi narrazioni" per navigare il mondo. Questa è la "morale finale" del disco, a volerne trovare una: proprio questo messaggio è infatti il cuore dell'"ottimismo cinico" che stava alla base dei testi che scrivevo, tra 2015 e 2017. Peccato che nel 2024 sia ormai tardi per discorsi del genere. Tardi pure per me.
Tutto ciò che poteva peggiorare da quando scrissi "Sonic degeneracy" è andato peggiorando a vista d'occhio, seguendo ed esasperando la preoccupante tendenza che avevo visto arrivare.
Dopo una pandemia che ci ha ulteriormente messi a dura prova psicologicamente ed economicamente (e a cui ho fatto in tempo ad accennare brevemente in "Uncertain future", ritoccandone il testo in periodo di lockdown), ci ritroviamo oggi in un clima di tensione guerrafondaia crescente, foraggiata proprio da questi "nuovi nazionalismi" in uno scenario che sembra sempre più simile a quello di inizio novecento, con la grave aggiunta di sfide sul fronte climatico dalla portata esistenziale che nessun paese tuttavia sembra davvero interessato ad affrontare. Il "doomerismo" è ormai un caposaldo della generazione Z, alimentato dalla percezione effettivamente piuttosto accurata che tutto stia andando a puttane, in un circolo vizioso che si autoalimenta. Questa sfiducia generale facilita ulteriormente l'abbandonarsi a ideologie rigide ed estreme, con scarso riguardo per le sfumature e la discussione, e con lo "short form content" che fa circolare fake news e disinformazione impacchettate nella maniera più immediata e facile da digerire (ben oltre i livelli che potevo immaginare quando scrissi "Fake news apocalypse", ancora in un mondo pre-TikTok). Tutto è iperpolarizzato, tutto è iperpoliticizzato, e ovviamente in questo clima tribalistico lo scontro tra destra e sinistra non poteva che ridursi a una barzelletta identitaria priva appunto di ogni sfumatura analitica concreta: ogni questione, ogni argomento, non importa quanto delicato e complesso, viene appiattito sullo stesso dogmatismo ottuso e categorico che un tempo apparteneva principalmente ai religiosi tradizionalisti e ai social justice warrior lunatici che bersagliavo nei testi di "Sonic degeneracy". Il sentimento religioso sembra stare venendo riabilitato tra i giovani, e se non quello religioso, perlomeno la superstizione e la cosiddetta "spiritualità" in senso esteso ("New age mumbo-jumbo" e "P.S.S.", altri esempi di testi più attuali oggi di quando li scrissi). Addirittura il puritanesimo e il giudizio sulla condotta sessuale altrui (che attaccavo sì in pezzi come "Cult of fornication", ma che credevo fosse ormai destinato a calare con il ricambio generazionale) è andato spaventosamente a crescere tra le persone nate dall'anno 2000 in poi, con un particolare allarmismo rivolto contro la pornografia che ricorda tanto il panico morale sollevato negli anni '90 contro i videogiochi violenti e i loro presunti effetti sulla psiche. Il sottotesto è sempre lo stesso, da qualsiasi parte: la modernità è brutta e cattiva, e dobbiamo tornare alla presunta purezza di un mondo ideale mai realmente esistito le cui specifiche variano a seconda della persona con cui parli. Un tempo questi malpancismi ridicoli e utopistici, seppur preoccupantemente in crescita, non erano ancora così diffusi, e per me poteva pure essere divertente e appagante sfotterli e bullizzarli senza pietà nei miei testi (come in "Empty idealism" o "Apology of the modern world"); ora che questa è diventata la forma mentis culturalmente predominante tra i giovani, non mi diverto più: al contrario, detto papale papale, mi sono rotto il cazzo di tutto pure io.
Non scherzavo all'inizio, quando dicevo di essermi quasi ammazzato per finire "Sonic degeneracy".
Le numerose peripezie negli anni della registrazione, le varie difficoltà tecniche, le defezioni di certi musicisti, la quantità immensa di lavoro che mi sono dovuto sobbarcare (più di quanto avessi pensato inizialmente, considerando che in origine non avrei voluto registrare io tutte le parti di chitarra e basso), hanno avuto su di me un peso che, unito ad altri impegni personali come lo studio universitario e altra merda che mi stava consumando a quei tempi, mi ha portato a un crollo e un burnout colossale durato diversi anni, del quale ancora adesso mi porto gli acciacchi. È un argomento che avrei affrontato più avanti nel brano "Total burnout (taste of Thanatos)", uno dei pochi che ho scritto in quegli anni, considerando che all'epoca anche la mia ispirazione era al minimo: in generale, le mie energie e la mia motivazione erano a zero, e nonostante oggi stia meglio rispetto ad allora sentendomi decisamente più attivo e ispirato (nella musica come nella vita quotidiana), non posso però dire di aver totalmente superato questa stanchezza generalizzata, una stanchezza ulteriormente alimentata dall'osservare il modo in cui il mondo è regredito negli ultimi dieci anni e continua incessantemente a regredire, interagendo con i miei coetanei e coi ragazzi più giovani di me avendo spesso e volentieri l'impressione di sentir parlare dei boomer pruriginosi, bacchettoni e decisamente poco svegli, e seguendo ormai mestamente e passivamente gli sviluppi della politica a livello internazionale, ormai entrata in una spirale distruttiva che ha del surreale. Ma va bene così: se la gente ha reclamato il diritto di essere merda e di sentirsi dire che la propria merda non puzza, per democrazia glielo si deve concedere. Se il cosiddetto "degrado moderno" gli faceva tanto storcere il naso, salvo poi buttarsi a pesce su qualcosa di infinitamente più squallido e vomitevole, che li si lasci sguazzare in quello squallore e vediamo se gli piace così tanto. In linea generale, chi si lamentava di vivere in una distopia sono le stesse persone che la distopia l'hanno invocata.
In tutto questo, l'unica cosa che davvero mi dispiace è che "Sonic degeneracy" si sia rivelato profetico pure per me stesso, ma nel senso peggiore del termine: la stanchezza e la disillusione mi hanno portato infine a cedere totalmente alle mie spinte più distruttive e misantropiche, quelle che in "Sonic degeneracy" erano solo parti di un disegno più grande e venivano presumibilmente "superate" nel finale. Ecco, posso dire con sicurezza che l'ottimismo di "Jump into the void" sia ormai totalmente andato, e che oggi io faccia musica ispirato solo ed esclusivamente dall'odio, senza più nessun contraltare o messaggio che risulti in qualche modo costruttivo. La gente non l'ho mai sopportata di mio, ma oggi ne ho in particolar modo le palle piene di avere a che fare con le loro stronzate.
Sono certo che qualcuno apprezzerà la svolta più "misantropica" che i Rotgod stanno man mano prendendo post-"Sonic degeneracy", con una componente crossover/umoristica/ironica spinta sempre più ai margini, più incazzatura generalizzata, e delle pubblicazioni più semplici e meno contorte: io tuttavia, essendo ben cosciente dell'assioma secondo cui "il primo album è spesso il migliore" (Kreator, Whiplash, Exodus, Annihilator, Metallica, Testament, Carcass, Napalm Death, Bolt Thrower, Dark Funeral, Mortician... la lista potrebbe continuare), non posso che restare meravigliato ogni volta che riascolto questo disco di fronte all'ispirazione e alla forza di volontà che trasudavo da ogni poro in tarda adolescenza, così pieno di idee estreme e di cose da dire (sia musicalmente che testualmente) in una maniera totalmente senza filtri, compromessi o concessioni nei confronti del pubblico generalista, seguendo esclusivamente la mia personale e istintiva visione di come un disco metal/punk/noise underground dovesse essere, e casomai il resto del mondo non concordasse cazzi loro. Auguro a tutti i ragazzi giovani che hanno una visione artistica impopolare (magari pure "anti-populista"? "Elitista"?) di avere la mia stessa "arroganza" e "testardaggine" per poter esprimere tale visione senza paura, finché sono in tempo e l'impeto adolescenziale non va a scemare, con la cosiddetta "maturità" che subentra poi a limare via i guizzi e le stramberie: personalmente, la maggior parte delle opere artistiche che mi interessano vivono esattamente di quei guizzi e di quelle stramberie, e il resto tende a farmi sbadigliare facilmente.
Forse ha senso che, dopo aver finito di scrivere "Sonic degeneracy" e durante gli anni in cui lo stavo registrando, io abbia avuto così poca ispirazione per scrivere nuova musica: in quel disco ci avevo davvero messo il 100% della persona che ero all'epoca, con un'onestà e una vulnerabilità disarmanti, e dopo di quello per il momento non avevo più letteralmente nulla da dire.
È stata la catarsi totale di cui il me stesso adolescente aveva bisogno, a costo di drenare il me stesso adulto.
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