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Ora che il ciclo di "Sonic degeneracy" (2021-2024) si è finalmente concluso, i ROTGOD ritornano con una serie di due EP contenenti REGISTRAZIONI NUOVE DI ZECCA che sprofonderanno a livelli ancora più profondi di nichilismo antisociale, malattia, lerciume, decadenza e rumorismo, sfogando tutta la rabbia, il burnout, la depressione, l'odio indistinto e la disillusione che Noise Maniakk ha accumulato negli anni passati a lavorare sul disco precedente.
Non siete pronti.




POLEMICS AND OBSCENITY - PART 1
Tipo: EP
Data d'uscita: 7 ottobre 2024
Formati: Digitale
L'oscena parata di maligni cospiratori dei Rotgod
La mente malata dietro tutto:
Noise Maniakk - scrittura, chitarre ritmiche/soliste, basso (tracce 2, 3, 5, 7, 8), voci soliste/cori, manifesti di odio, manipolazione sonora industriale, perversioni e fetish malati
E i seguenti complici:
Krost von Barbarie - basso/voci (tracce 3, 6)
Er Magnotta 666 - batteria (tracce 3, 4, 5, 7, 8)
Giancarlo Tuccio - batteria (tracce 2, 6)
Riccardo Santoro - assolo (traccia 7)
Stephane Lo Sardo - assolo (traccia 5)
Canzoni scritte da Noise Maniakk tra fine 2018 e inizio 2022.
Registrato tra dicembre 2022 e luglio 2024.
Mixato e masterizzato da Noise Maniakk & Er Magnotta 666.
Copertina di Noise Maniakk, Shax & Giulia Pace.


POLEMICS AND OBSCENITY - PART 2
Tipo: EP
Data d'uscita: 28 ottobre 2024
Formati: Digitale
L'oscena parata di maligni cospiratori dei Rotgod
La mente malata dietro tutto:
Noise Maniakk - scrittura, chitarre ritmiche/soliste, basso (tracce 2, 3, 4, 5, 8), voci soliste/cori, manifesti di odio, manipolazione sonora industriale, perversioni e fetish malati
E i seguenti complici:
Er Magnotta 666 - batteria (tracce 2, 3, 4, 6), intro di tastiera/synth (tracce 5, 8), terrorismo contro la San Giorgio e Bontembo
Giancarlo Tuccio - batteria (tracce 5, 7, 8)
Riccardo Santoro - assolo (tracce 5, 8)
Stephane Lo Sardo - assolo (traccia 4)
Jos Curtis - basso (traccia 6)
Gabriele Nicotra - basso (traccia 7), locura, luci smarmellate, straordinari d'aprile (quelli de "Libeccio")
Canzoni scritte da Noise Maniakk tra fine 2018 e inizio 2022.
Il testo di "I'm joining the terrorists" è stato (ri)scritto a fine 2022.
Il testo di "Total burnout (taste of Thanatos)" è stato ispirato dall'estenuante processo di registrazione/mixaggio per l'album "Sonic degeneracy" (2017-2021).
Il testo di "Renè Ferretti mosh" è basato sulla serie TV italiana "Boris" (Fox/Disney+).
Registrato tra dicembre 2022 e luglio 2024.
Mixato e masterizzato da Noise Maniakk & Er Magnotta 666.
Copertina di Noise Maniakk, Shax & Giulia Pace.


POLEMICS AND OBSCENITY - PART 1 & 2
Tipo: Compilation
Data d'uscita: 24 novembre 2024
Formati: 2CD
L'oscena parata di maligni cospiratori dei Rotgod
La mente malata dietro tutto:
Noise Maniakk - scrittura, chitarre ritmiche/soliste, basso (CD1: tracce 2, 3, 5, 7, 8; CD2: tracce 2, 3, 4, 5, 8), voci soliste/cori, manifesti di odio, manipolazione sonora industriale, perversioni e fetish malati
E i seguenti complici:
Krost von Barbarie - basso/voci (CD1: tracce 3, 6)
Er Magnotta 666 - batteria (CD1: tracce 3, 4, 5, 7, 8; CD2: tracce 2, 3, 4, 6), intro di tastiera/synth (CD2: tracce 5, 8), terrorismo contro San Giorgio e Bontembo
Giancarlo Tuccio - batteria (CD1: tracce 2, 6; CD2: tracce 5, 7, 8)
Riccardo Santoro - assolo (CD1: traccia 7; CD2: tracce 5, 8)
Stephane Lo Sardo - assolo (CD1: traccia 5; CD2: traccia 4)
Jos Curtis - basso (CD2: traccia 6)
Gabriele Nicotra - basso (CD2: traccia 7), locura, luci smarmellate, straordinari d'aprile (quelli de "Libeccio")
Canzoni scritte da Noise Maniakk tra fine 2018 e inizio 2022.
Il testo di "I'm joining the terrorists" è stato (ri)scritto a fine 2022.
Il testo di "Total burnout (taste of Thanatos)" è stato ispirato dall'estenuante processo di registrazione/mixaggio per l'album "Sonic degeneracy" (2017-2021).
Il testo di "Renè Ferretti mosh" è basato sulla serie TV italiana "Boris" (Fox/Disney+).
Registrato tra dicembre 2022 e luglio 2024.
Mixato e masterizzato da Noise Maniakk & Er Magnotta 666.
Copertina di Noise Maniakk, Shax & Giulia Pace.
Grafiche interne di Noise Maniakk, Shax, Gore Occulto e Lili (@i_have_no_place_to_hide).

Il punto di vista di Noise Maniakk
"Polemics and obscenity" è il prodotto di una crisi.
Ero nel bel mezzo delle registrazioni di "Sonic degeneracy", ma all'improvviso tutto aveva iniziato ad andare di merda. Tutto. Sia nelle registrazioni che nella mia vita privata. Problemi tecnici, defezioni di musicisti, difficoltà a trovare rimpiazzi, focus esagerato sul disco arrivando a trascurare tutto il resto, ritmi serrati che mi auto-imponevo nel disperato tentativo di finire tutto entro il 2019, difficoltà a seguire l'università e a darmi gli esami nel frattempo, stress sempre maggiore, routine meccanica e frustrante, sonni poco tranquilli, rapporti umani scadenti/deludenti, prese di coscienza sempre più sconfortanti, isolamento progressivo nella mia bolla, grigiore e squallore perenni, sconforto e sensazione di futilità generale... tutti questi fattori si unirono in un crescendo che raggiunse il suo apice nel corso dell'autunno 2018. Ricordo che ero alla fermata dell'autobus, di ritorno dall'università, e mi scattai un selfie che tengo tuttora conservato, e che ho pure incluso (dopo averlo riempito di effetti quanto basta a renderlo irriconoscibile) nella copertina e nel booklet di "Polemics and obscenity". Avevo un aspetto orribile: avevo somatizzato lo stress in tutti i modi più visibili, tra cui in particolare dermatite su tutta la faccia ed herpes gigantesco sul labbro. Ricordo che nei giorni successivi rimasi a casa passando gran parte del mio tempo a letto a dormire. Quello fu l'inizio di un burnout totale (sì, sapete già dove sto andando a parare) che mi trascinò per diversi anni nella depressione e nell'apatia più totali, e da cui tuttora non credo d'essere venuto fuori al 100%.
Naturalmente, in uno stato del genere, non ci si poteva certo aspettare che io rimanessi un vulcano d'idee: prima di tutto ero ancora troppo focalizzato sul finire "Sonic degeneracy", e in più il burnout mi aveva tolto ogni ispirazione. Tra fine estate e inizio autunno 2018, quando viaggiavo ancora sui miei soliti ritmi iperattivi, avevo avuto una prima breve scarica di idee per scrivere nuova musica, appena in tempo per buttar giù alcuni riff per quelle che poi sarebbero diventate "OK zoomer", "God of the gaps" e (non casualmente) "Total burnout (taste of Thanatos)". Subito dopo: il crollo, la stanchezza, l'indolenza e la sensazione di futilità generale che ne derivarono. "Sonic degeneracy" procedeva a rilento, tra mille difficoltà, prospettive incerte e una perenne sensazione di stare lottando contro i proverbiali mulini a vento. Una vocina nella testa mi ricordava ogni giorno dell'assoluta inutilità di impegnarsi nel costruire alcunché. Insomma: in condizioni del genere, i brani che sarebbero andati a costituire "Polemics and obscenity" non potevano che svilupparsi molto più lentamente e pigramente rispetto al vulcano a getto continuo del periodo di "Sonic degeneracy". Di fatto, "Polemics and obscenity" è un'opera scritta in parte per inerzia, il che spiega il numero piuttosto limitato di brani e il minimalismo stringente di matrice hardcore di molti di essi. Durante il 2019 non scrissi quasi nulla: ero troppo a secco di energie e comunque troppo ansioso di finire "Sonic degeneracy" per potermi porre altri obiettivi davanti. Fu solo verso fine anno, nel periodo in cui conclusi finalmente le registrazioni, che mi permisi di iniziare a sviluppare qualche idea nuova (tipo "IdPol is a waste of time" ed "Eternal return"), pur procedendo sempre a ritmi molto discontinui a causa della mia ispirazione pur sempre altalenante e della mancanza di una visione unificante come quella di "Sonic degeneracy" (difatti, sapevo già all'epoca che queste nuove canzoni sarebbero dovute andare su degli EP). Fu solo a gennaio 2022 che di colpo tutto andò a collimare quasi per magia: riuscii a ritrovare ispirazione e chiarezza mentale a sufficienza per terminare tutti i pezzi che avevo iniziato (e concepirne anche un altro per un side-project di nome The Ineffable, ma quella è un'altra storia) e unirli in una sorta di visione d'insieme (che rimaneva comunque in una zona grigia tra il full-length e l'EP, alternando brani inediti a cover che sentivo appropriate al mood e alla narrativa che volevo creare). Fu a quel punto che nacque la bilogia di "Polemics and obscenity": una provocazione ad alto tasso di shock, ma anche un atto di totale rifiuto, di disillusione e di resa.
"Polemics and obscenity" è infatti un lavoro violento, incazzato, ma si tratta di un'incazzatura quasi inerte, reattiva, indifferenziata, amara e fine a sé stessa, senza più un messaggio di fondo che invece si poteva trovare in "Sonic degeneracy": è puro nichilismo senza nemmeno più la garanzia di saperlo navigare, limitandosi quindi a godersi il piacere di causare scompiglio dove capita. Ora ogni punto fermo è stato realmente scardinato, e non c'è più una direzione verso cui remare.
La natura leggermente più hardcore di questi due EP si adatta agilmente al mood del nuovo materiale, nella sua violenza secca, asciutta e diretta: non a caso, una canzone che ben descrive il modo in cui mi sentivo quando scrissi questi pezzi è la mitica "Nerorgasmo", cavallo di battaglia dell'omonima band HC torinese (piccola parentesi: avrei forse dovuto coverizzare anche questo brano? In ogni caso, il segno di Luca Abort e soci è rimasto impresso sulla copertina di "Polemics and obscenity": basta aguzzare la vista!).
Se escludiamo l'intricato strumentale "Eternal return" (ennesimo esempio di riff-mania death/thrash compulsiva, momentaneamente riavutasi dal coma dell'ispirazione) e le sperimentazioni più audaci e strambe tipo "Total burnout" (mio ultimo guizzo creativo sulla falsariga di "Sonic degeneracy", prima del mio crollo di fine 2018), tutti i brani girano intorno a un set ciclico di pochi riff e hanno una struttura molto essenziale e ridotta all'osso, seguendo tendenzialmente la classica "forma canzone" di strofa-ritornello-strofa-ritornello-bridge-strofa-ritornello che invece su "Sonic degeneracy" veniva spesso rotta a favore di composizioni più avventurose (vedi "Organic machine"). Non ci girerò attorno: il motivo di questa regressione è che, in quello stato di esaurimento e di grigia indolenza, mi mancavano proprio la creatività e il pensiero laterale. Non riuscivo letteralmente a immaginare strutture musicali più ambiziose, e spesso faticavo già solo a pensare a un bridge o una chiusura d'impatto per una canzone, lavorando con i pochi buoni riff che avevo a disposizione. All'epoca infatti il mio riff-writing si era notevolmente deteriorato: ricordo che per un periodo intorno al 2020 mi ritrovavo spesso la testa piena di riff pseudo-thrash "rockeggianti" piuttosto scarni e deboli (alcuni dei quali tengo ancora salvati sull'hard disk, e risentendoli oggi non posso fare a meno di pensare "mamma mia la monnezza che ho fatto!"), e in mezzo a tutto questo ciarpame inutilizzabile dovevo tenermi stretti i rari riff validi e d'impatto, che erano quelli su cui poi andavo a costruire i nuovi brani (talvolta anche rovistando nel cassetto di vecchie idee non utilizzate all'epoca di "Sonic degeneracy", come nel caso di "Insipid metal" che ha un riff risalente al 2017, o "Eternal return" che inizia con dei riff risalenti addirittura al 2015). Tuttavia penso che questo metodo, per quanto scarno e frugale (essendo ovviamente frutto di "tempi di carestia", per così dire), abbia permesso lo sviluppo spontaneo di pezzi più diretti e "catchy" rispetto a quelli di "Sonic degeneracy", essendo basati su poche idee dall'impatto immediato con motivi estremamente ficcanti: erano poche idee, certo, ma erano anche le idee migliori, nient'altro che le idee migliori in mio possesso a quei tempi. Posso quindi dirmi più che soddisfatto di "Polemics and obscenity", a livello di qualità delle idee: il mio unico vero rimpianto è che all'epoca, nel mio stato di perenne torpore emotivo, mi sentissi poco stimolato a inseguire gli eccessi e gli estremismi underground che avevano ispirato molti degli episodi più eclatanti di "Sonic degeneracy", puntando invece su strutture thrash/hardcore più caute, canoniche e "quadrate" (per esempio "God of the gaps", a risentirla adesso, mi pare addirittura un pelino influenzata dai Metallica). Gli unici due pezzi in cui riesco davvero a respirare una follia caotica e squilibrata di matrice autenticamente "underground" (la stessa matrice che aveva ispirato "Sonic degeneracy") sono "Renè Ferretti mosh" e "I'm joining the terrorists", entrambi guarda caso tra gli ultimi pezzi che ho scritto, quando stavo finalmente riuscendo a venir fuori dal mio buco nero e a provare nuovamente un minimo di euforia.
Nei testi di "Polemics and obscenity" ho impresso tutto il disgusto, l'odio e la disillusione che ho ammassato in quegli anni, senza fare sconti a niente e nessuno. La tracklist di "Polemics and obscenity" (inclusi i brani cover, i cui testi vengono astratti dal loro contesto d'origine diventando parte del nuovo concept) è una demolizione sistematica di ogni possibile punto cardine esistenziale, sociale e identitario nella vita di una persona: la propria stessa generazione d'appartenenza ("OK zoomer"), gli schieramenti politici ("IdPol is a waste of time"), i rapporti sentimentali (la cover di "Being ripped off" dei Cripple Bastards), Dio ("God of the gaps"), le dinamiche di gruppo e le presunte "correnti alternative" (la cover di "Lucid fairytale" dei Napalm Death), la sessualità nella sua forma convenzionale e "strutturata" (la cover di "Sex, God, sex" degli Swans), la scena musicale locale ("Insipid metal"), i rapporti umani in generale ("I'm joining the terrorists", "Total burnout" e la cover di "Misanthropy" dei Protector), perfino sé stessi e la propria stessa carne ("Sado-death"), finché dinanzi a sé non resta altro che l'angosciante passo finale, delegato a un altrettanto angosciante brano dei leggendari Necrodeath tratto dal capolavoro "Fragments of insanity" del 1989: "Choose your death", appunto.
Si tratta di testi molto lapidari e diretti, non tanto mirati a sostenere una tesi o a sfottere in maniera autocompiaciuta i propri avversari da una posizione di presunta superiorità (come in "Sonic degeneracy"), ma soltanto ad attaccare con livore, o quantomeno reagire contro presenze di disturbo nella mia vita a quei tempi, perché a quel punto l'underdog ero diventato io. Tuttavia, a questi pezzi così semplici ed essenziali (sia musicalmente che testualmente) ho comunque voluto aggiungere alcuni elementi che creassero "ambiguità" nella tracklist, proprio come ai tempi di "Sonic degeneracy". Per esempio, "Eternal return (january 3, 1889 - june 28, 2022)" è uno strumentale sulla falsariga di "After the impact (day 5)", ma a giudicare dal titolo si potrebbe anche considerare come il sequel di un altro vecchio brano che lascerò a voi il piacere di indovinare (insieme al significato delle due date tra parentesi... una è facilmente identificabile cercando online, l'altra invece posso capirla davvero soltanto io). Allo stesso modo la cover degli Swans, dal taglio così cupo e ritualistico, è un apparente corpo estraneo difficile da associare agli altri pezzi, ma oltre ad essere un brano spettacolare e dall'atmosfera incredibile, si va pure a collegare tematicamente con il mio inedito "Sado-death", il pezzo che mi sta in assoluto più a cuore di tutto "Polemics and obscenity": un altro degli excursus "sperimentali" dell'opera (proprio come "Total burnout"), nel quale unisco death/thrash spaccaculo, noise e post-punk in un vortice orgiastico autodistruttivo che va di pari passo con il testo (che considero uno dei più intimi e personali che abbia mai scritto, in un periodo in cui iniziavo a sentire il bisogno di esplorare certe pulsioni diciamo "inusuali"... e di testi a tema potrete aspettarvene altri in futuro eheheh!).
Un discorso a parte lo merita l'utilizzo dell'umorismo, che in "Polemics and obscenity" è in realtà molto diverso rispetto al passato: infatti, leggendo dei testi così incazzati e negativi (con l'eccezione di "Renè Ferretti mosh", omaggio alla mitica serie italiana "Boris" che mi tenne tanta compagnia in quegli anni), vi risulterà difficile trovare tracce dell'ironia e della demenzialità di matrice thrashcore che erano dei perni di "Sonic degeneracy". Me ne rendo bene conto. Difatti, in questo caso, l'umorismo non è tanto intrinseco alle canzoni in sé ma funge più che altro da orpello o addirittura da "supporto" ad esse, sempre con una matrice prettamente trash/nazionalpopolare: è così che ovviamente la cover di "Being ripped off" viene aperta dal sommo vate Dario Greggio (un'idea che avevo in mente già da molto prima che in rete iniziassero a circolare tutti questi mashup tra lui e i Cripple Bastards), mentre "I'm joining the terrorists" (testo che scrissi in un momento in cui mi sentivo davvero al limite della mia pazienza verso gli altri) prende in prestito già a partire dal titolo qualche citazione dalle leggendarie sfuriate di un esasperato Mario Magnotta perseguitato dagli scherzi telefonici. Tutto "Polemics and obscenity", tra una canzone e l'altra, è strapieno di personaggi leggendari della galassia trash italiana che urlano, bestemmiano, mandano a fanculo la gente e sclerano malissimo contro tutti. Questo non è casuale: quando iniziai ad assemblare la tracklist di "Polemics and obscenity", questo era esattamente lo stato mentale di esasperazione e insofferenza generale in cui mi trovavo, e gli scleri di Dario Greggio e del Magnotta erano pane quotidiano per me. E anche gli altri inserti apparentemente più casuali (tipo il Pacciani o addirittura il Gabibbo), nella mia mente hanno un significato preciso associato a determinati ricordi di quegli anni; per tutti voialtri, rimarranno soltanto degli skit grotteschi e surreali che aumenteranno il tasso di pazzia e di "uncanny valley" della tracklist, fattore a cui tengo sempre molto.
Anche la copertina rientra in questo concept, trattandosi di una parodia dell'artwork di "Revolver" dei Beatles (disco meraviglioso con cui sono cresciuto) qui trasfigurato in una versione "cursed"/"uncanny", a tinte invertite e con un gigantesco collage comprendente i musicisti che hanno suonato sugli EP e vari altri personaggi grotteschi, molti dei quali apparsi anche tra le canzoni (in particolare Dario Greggio, il Magnotta, Benson, il Gabibbo e il cast di "Boris"), altri invece totalmente buttati a caso... o così vi lascerò credere.
Oltre alla copertina, ho dedicato estrema cura anche all'artwork interno dell'edizione CD, di modo che risultasse quanto più shockante e sopra le righe possibile: ho commissionato a Gore Occulto un fotomontaggio che risultasse ancora più estremo e iconoclasta della nostra precedente dissacrazione alla Sacra Sindone in occasione di "Jesus Christ pornostar" (stavolta giocando davvero col fuoco prendendo di mira il folklore catanese), e ho riempito il booklet di disegni disturbanti alternati a foto "esibizioniste" del sottoscritto, spesso nel bel mezzo di piacevoli giochetti che richiamano il concept di "Sado-death". Lo so, una scelta vanitosa, egocentrica e visivamente forte, che avrà shockato e perplesso molte persone che dubito fossero interessate a vedermi nudo e/o legato, ma l'ho fatto esattamente per questa ragione: disturbarle offendendo il loro "buon gusto" e il loro "pudore", forzandole a tradimento a guardare qualcosa che non vorrebbero normalmente vedere, e rivendicando nel contempo la mia natura "perversa" e "dissoluta" (come ho sempre fatto nei miei lavori come Rotgod). Sul retro del disco, sotto la foto che mi ritrae così come mamma mi ha fatto, è presente una famosa citazione del mitico Marchese De Sade che sento appartenermi al 100%: "Prepotente, collerico, violento, eccessivo in tutto, di una sregolatezza senza eguali nell'immaginazione erotica, ateo sino al fanatismo, eccomi in due parole; ammazzatemi o prendetemi come sono, perché io non cambierò". Beh, più Rotgod di così?
Altro punto importante: "Polemics and obscenity" è stata anche la prima volta in cui mi sono finalmente trovato a lavorare serenamente al processo di registrazione e mixaggio, con un risultato finale nettamente al di sopra di qualsiasi release precedente. Stavolta ho coinvolto attivamente il mio amico batterista, il mitico "Er Magnotta 666" (guarda caso), che nel frattempo si era trovato spesso a lavorare in studi di registrazione di un certo prestigio imparando diversi trucchi, contribuendo così in maniera preziosa all'upgrade del sound rotgodiano, portando spunti sia in materia di equipment (microfoni e schede audio finalmente stabili, a differenza di quelli con cui avevo lavorato ai tempi di "Sonic degeneracy"), sia poi in sede di mixing e sound design. Naturalmente anch'io mi ero fatto un bel po' le ossa dopo aver lavorato a più di cinquanta mix al limite dell'insalvabile ai tempi di "Sonic degeneracy", ma mentirei se dicessi che sarei riuscito a far suonare così bene "Polemics and obscenity" senza l'apporto del mio amico.
Ma soprattutto: contrariamente alle registrazioni di "Sonic degeneracy", le registrazioni di "Polemics and obscenity" si sono svolte in un clima assolutamente rilassato e sereno, spalmate lungo un arco temporale di quasi due anni (2022-2024, mentre intanto finalmente "Sonic degeneracy" usciva) senza ritmi auto-imposti o altre cagate che mi avevano sovraccaricato e fatto andare in burnout ai tempi del primo disco. Che fossi più sciolto, rilassato ed energico si sente subito dalla mia performance vocale, molto più incisiva e confidente rispetto alle registrazioni passate dove invece spesso il mio affaticamento ed esaurimento risultavano palesi. Inoltre, stavolta potevo contare su musicisti con le palle cubiche, capaci di prendere il lavoro sul serio e di rispettare la parola data, qualcosa che (senza fare nomi) non sempre era stato il caso ai tempi di "Sonic degeneracy".
Per la prima volta nella storia del progetto, dopo anni di resistenza, ho ceduto a registrare chitarre e basso in direct input, cioè direttamente su computer con un simulatore d'amplificazione. Avevo sempre temuto che il risultato potesse suonare "plasticoso" e artificiale come i dischi metal moderni che escono per le grosse etichette (ma anche molte più piccole), tuttavia smanettandoci un po' in maniera "non ortodossa" (come al solito mio) mi sono reso conto che potevo riuscire a ottenere un risultato non solo marcissimo in pieno stile "underground anni '80" (sempre usando la distorsione di S.B. Reder degli Schizo come reference principale), ma anche molto più saturo e nitido rispetto a qualsiasi mia vecchia registrazione effettuata microfonando il mio vecchio amplificatore Line 6 di merda, che non suonava mai abbastanza vivida; ottenere un simile risultato microfonando una testata di alta qualità avrebbe richiesto delle spese esorbitanti che non ero in grado di sostenere, in più la registrazione in direct input è molto più "governabile" e il suono non varia a cazzo di cane tra una sessione e l'altra (se avete letto i dietro le quinte di "Jesus Christ pornostar" sapete di cosa parlo). L'avere il guitar tone che avevo sempre sognato mi ha anche permesso di trattare meglio il basso (che infatti adesso ha molto più spazio nelle proprie frequenze fondamentali), mentre la batteria, grazie ai nuovi microfoni e a una scheda audio seria, adesso ha proprio quel suono metal/punk organico e pestone caratteristico degli anni '80, che in "Sonic degeneracy" riuscivo a ottenere solo quando il vecchio equipment si comportava bene e non mi stravolgeva a cazzo il suono del rullante (sì, è proprio il famoso meme "snare sounds like shit" che chiunque faccia musica ha ben presente).
Non so se nel caso di "Polemics and obscenity" sia opportuno utilizzare la tipica narrativa altisonante da biografia rock del "disco che salva la vita al musicista", ma di una cosa sono sicuro: durante quegli anni avevo accumulato tantissima merda, e dovevo buttarla fuori dal mio sistema per tornare un minimo a respirare. Una narrativa altrettanto affascinante che preferisco utilizzare è questa: mentre lavoravo a "Sonic degeneracy", a un certo punto mi ritrovai smarrito, senza più sapere da che parte andare; "Polemics and obscenity", insieme al side-project The Ineffable, fu un passo necessario per ritrovare la via e tornare a fare musica come una volta, con la stessa ispirazione di un tempo, spianando la strada a "Raw is the law" e a tutti i side-project che ho avviato in anni recenti. Trovo eloquente che l'arco di tempo in cui scrissi queste canzoni e quello del mio burnout depressivo tendano a sovrapporsi, e che proprio "Total burnout" sia una delle primissime canzoni su cui abbia iniziato a lavorare (appena prima del crollo di fine 2018), concludendola poi solo alla fine di questo lungo e squallido periodo (agli inizi del 2022 stavo finalmente riuscendo a sentirmi un po' meglio), scrivendo un testo che racconta di tutto l'esaurimento e l'isolamento che avevo patito nel frattempo. Con questo, non significa che oggi io sia tornato esattamente alle condizioni pre-burnout: quel periodo ha lasciato degli acciacchi belli pesanti su di me, in particolare una certa stanchezza e fiacchezza di fondo continuo ad avvertirle sempre e comunque, mentre l'insofferenza e la disillusione verso il mondo che esprimevo nei testi di "Polemics and obscenity" sono andate negli ultimi anni a ricevere conferme sempre più nette e difficili da equivocare, che in futuro posso garantire sfoceranno in musica ancora più estrema e avvelenata. Ed è in quest'ultima frase che sta appunto la differenza fondamentale rispetto a prima: adesso mi sento comunque attivo, ispirato, capace di creare e più consapevole rispetto a un tempo; so chi sono, conosco meglio la mia natura, so cosa voglio e so rivendicarlo per me stesso. Ma soprattutto, adesso credo di avere sufficiente intelligenza emotiva (qualcosa che all'impulsivo adolescente autore di "Sonic degeneracy" mancava) per poter accogliere almeno una ristretta cerchia di persone di valore al mio fianco, che mi aiutino a resistere, a sopportare e ad andare avanti.
Tuttora esiterei a trattare "Polemics and obscenity" come il mio "secondo album": le due parti che compongono il lavoro rimangono strutturate come dei classici EP che raccolgono materiale sparso tra inediti e cover. Tuttavia, mi piace pensare che anche qui (come nell'edizione digitale estesa di "Sonic degeneracy") esista un fil rouge che collega tutte le tracce tra di loro in un flusso unico, e che quindi "Polemics and obscenity", a dispetto delle sue origini travagliate, sia un disco dotato di "un'anima" tanto quanto lo era "Sonic degeneracy". E adesso la pianto con queste sdolcinerie, prima che mi rimetta a citare le poesie del Pacciani.
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